Non è il titolo di un nuovo romanzo pseudo erotico ma lo scenario che circonda un tranquillo villaggio della Provenza francese.
Percorrere il sentiero delle ocre (La Chaussée des Géants – Viale dei Giganti) a Roussillon è come entrare in quadro o meglio in una tavolozza di colori. La terra è rosa, viola, gialla, arancio e rossa con infinite sfumature (almeno 18 ma c’è chi ne ha contate 30) che si perdono nel verde intenso e variegato della vegetazione mediterranea che li circonda.
A pochi chilometri da Avignone e Carpentras, Roussillon è un comune di circa 1.300 abitanti nel dipartimento della Vaucluse, regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, e deve la sua fama agli estesi giacimenti d’ocra che lo circondano.
Roussillon, le origini
La calda tonalità della terra, particolarmente ricca di ferro, manganese e titanio è frutto dell’alterazione di una roccia sedimentaria marina, risalente alla metà del Cretaceo e originariamente di colore verde, che copriva i fondali del Lubéron, il massiccio montuoso allora sommerso.
Quando le acque si ritirarono, le violente piogge e la cristallizzazione di diversi minerali tramutarono il verde in rosso. Dalla fine del XVIII secolo l’uomo cominciò a trattare il minerale, scavando bacini di decantazione e cuocendolo in forni per ottenere ocre dalle diverse tonalità. I rossi e i gialli degli ossidi di ferro, il viola dell’ossido di manganese.
Si sviluppò così un’attività di esportazione in tutto il mondo e il piccolo paese ha tratto a lungo la sua ricchezza dallo sfruttamento dei pigmenti naturali contenuti nell’ocra fino alla comparsa dei coloranti sintetici.
La storia di questa industria si scopre visitando il Conservatorio dell’Ocra e dei pigmenti applicati, nell’antica fabbrica Usine Mathieu. È aperta tutti i giorni dalle 10 alle 18 da aprile a ottobre e solo al pomeriggio negli altri mesi dell’anno (info sugli orari delle visite e sui corsi organizzati nel sito http://okhra.com). Si trova lungo la strada D 104 in direzione di Apt, poco lontano dal Roussillon.
Anche le case del borgo, i passaggi a volta, la chiesetta romanica, riflettono questo caleidoscopio di colori. I tetti e le facciate sono impregnate delle stesse tonalità rosse dei paesaggi vicini. Si passa dal giallo all’arancione e al rosso scuro a seconda dell’ora del giorno e della posizione del sole.
Percorrere il sentiero allestito nel cuore delle antiche cave è entrare in armonia con il mondo dei colori.
È terra da toccare, da sporcarsi le mani e la faccia e non preoccupatevi se vi copre le scarpe o i vestiti, il depliant illustrativo che vi hanno consegnato all’ingresso vieta di asportarla ma vi spiega che si può lavare i vestiti macchiati spazzolandoli e poi sciacquandoli con acqua fredda.
Il Colorado provenzale e le miniere di Bruoux
A venti chilometri da Roussillon, un altro angolo di Provenza offre paesaggi simili. Nei pressi del villaggio di Rustrel è possibile seguire altri percorsi sul tema delle ocre e ritrovare sfumature e contrasti altrettanto intensi.
Lasciata l’auto nel parcheggio lungo la strada D 22 (5 euro per l’intera giornata) ci si incammina per uno dei sentieri segnalati. Per i colori che vi circonderanno, le strade impolverate e le curiose formazioni rocciose (falesie, colonne e piramidi create dall’erosione), vi sembrerà di essere nel Far West e capirete perché questo posto ha preso il nome di Colorado Provenzale.
I percorsi sono liberi e ciascuno può scegliere il circuito a lui conveniente (con durata variabile dai trenta minuti alle quattro ore) ma si possono organizzare tour guidati da esperti accompagnatori (informazioni sul sito www.colorado-provencal.com).
Oltre alle cave di ocra a cielo aperto di Roussillon e di Rustrel è possibile visitare alcune gallerie sotterranee dove in passato si estraeva il prezioso minerale: le.Mines de Bruoux. Le miniere si trovano a Gargas, un piccolo centro a metà strada tra le due località.
In questa zona del Luberon l’ocra (che è un composto di argilla bianca, ossidi e idrossidi di ferro) non si trova in superficie ma in profondità, dove le rocce sono formate per l’80% da sabbia e il 20 da ocra.
Agli inizi del 1800 si perfezionò il processo industriale che consentiva la separazione tra sabbia e ocra e nel 1848 iniziò l’estrazione nelle miniere di Bruoux che durò fino al 1940.
Allora l’ocra, colorante resistente e inalterabile, non veniva usata solo dai pittori o nella creazione di colori per l’edilizia, la farmaceutica e la cosmesi. Era impiegata prevalentemente per ispessire la gomma nella fabbricazione di camere d’aria, sottovasi e linoleum.
L’industria dell’ocra si sviluppò soprattutto dopo il 1880 per una crisi agricola dovuta alla diffusioni di parassiti che distrussero le coltivazioni di bachi da seta e i vigneti diffusi in quel territorio. In quegli anni inoltre arrivò la ferrovia che consentiva il trasporto di grandi quantità di materiale verso Marsiglia, il centro di smistamento per il mercato mondiale. Ne venivano estratte quasi 40mila tonnellate all’anno e furono scavate gallerie per circa 40 chilometri.
Poi la crisi economica del 1929, la guerra e la diffusione dei colori sintetici ricavati dal petrolio ne decretarono la lenta chiusura e dal 1950 al 2007 le gallerie sotterranee, per la loro umidità, le temperature costanti e la buona areazione, vennero utilizzate per la coltivazione dei funghi.
Oggi nelle miniere sono organizzate visite guidate (anche in lingua italiana) da marzo a novembre. Il percorso sotterraneo è di circa un chilometro e dura circa 45 minuti. Le grotte, luminose e coloratissime, sono ampie e in alcuni tratti alte fino a 15 metri.