Alla terza visita al sito archeologico ho bypassato le guide che ti accolgono e scortano dall’ingresso in poi, per ritornare ad ammirare le strade lastricate dell’antica città.
La prima volta che le ho viste mi avevano colpito molto; alla seconda visita, infastidiva il percorso obbligato per raggiungerle e il tempo imposto per lasciarle, dopo la perfetta spiegazione della preparatissima ma “rigida” guida.
Ho potuto così per breve tempo calpestarle in solitudine, immaginare come si svolgeva la quotidianità nel corso dei vari tempi, gli abiti che avrei potuto vedere indossati, i mezzi di trasporto, le case.
Come vivevano allora senza Sky e senza Suv. Poco prima della zona Patrizia un tratto di strada dritta, di una certa lunghezza, disegna una prospettiva che arriva al mare. Sembra la strada dell’immaginario.
I lastroni scolpiti che, a vederli così, formano un reticolo a restringere, entrano nel blu del mare a mezzo cielo. La tua parte visiva verticale è divisa equamente in tre: lastricato grigio, mare blu, cielo azzurro. Le strade sono originali, intatte; nessun intervento di recupero se non di riportarle alla luce.
Sono romane di pietra scura e ben lavorata, calpestate, percorse per secoli. Sono ancora lì ad essere ammirate e di nuovo solcate da migliaia di piedi, ogni giorno, colme di impronte.
Vanno verso il mare o provengono dai porti, collegano tutte le aree più importanti della città: la zona lavorativa o commerciale, le abitazione, le ville patrizie, i luoghi di culto, le quattro terme, l’anfiteatro, il foro.
La pianta della città raffigura la sua evoluzione nelle varie conquiste e come era organizzata la vita degli abitanti.
La posizione in cui è sorta dimostra tutto il sapere fenicio in fatto di mare, navi e porti. Nora nasce su di un promontorio dove i fenici nell’VIII secolo a.C. costruirono i due principali approdi, in posizione contrapposte tra loro, in modo da avere attracchi navali diversi a seconda dei venti: così le navi potevano scaricare o caricare le merci in tutta sicurezza.
I fenici erano commercianti e istaurarono con gli abitanti dei luoghi relazioni di scambio: la città crebbe e si estese verso il pianoro ai piedi delle prime colline dell’entroterra.
Nel VI aC sec. i Cartaginesi, che spadroneggiavano in tutta l’area del mediterraneo occidentale, conquistarono la Sardegna e anche Nora. Gli oggetti recuperati di una certa fattura, provenienti da più parti del mediterraneo, dimostrano che Nora divenne centro di molti traffici marittimi.
Una grande area fu destinata al mercato. Le molte attività arricchirono la città. Del periodo punico rimane ben poco a livello archeologico. I romani che, sconfiggendo Cartagine nel 238 aC, si impossessarono della città, ne ricostruirono l’intera area urbana e con il loro avvento l’espansione di Nora proseguì ancor più velocemente.
Nel primo secolo d.C. raggiunse il ruolo di “municipium” con ville, necropoli, templi, terme, teatro e anfiteatro, impianti idrici e fognature. Insomma un’importante città romana a tutti gli effetti.
Sono molti i resti archeologici di quel periodo tutt’ora visibili: le basi di alcune abitazioni patrizie con i loro mosaici; le strutture delle quattro terme (verso levante per i ricchi, al mare per i patrizi, le piccole vicino al macellum per i commercianti); i resti e la pianta del Foro; gli impianti idrici e fognari; il teatro, ristrutturato e utilizzato ancora oggi per spettacoli, anche se l’intervento moderno ha in parte nascosto la struttura originaria; le strade lastricate, in assoluto la parte più intatta anche se la più utilizzata.
Nel V secolo d.C. cominciò il declino di Nora e dopo la caduta dell’Impero Romano la città fu praticamente abbandonata, per essere poi nei secoli seguenti sommersa da strati sedimentati di terra e vari materiali, portati dall’uomo e dal mare.
Solo alla fine dell’Ottocento iniziarono gli scavi attorno a qualche rudere emergente, per poi allargarsi a tutta l’area nel 1952 e divenire sistematici e minuziosi dopo il 1990, grazie all’intervento di alcune università italiane.
Vi è ancora una grande area oggetto di scavi che certamente porteranno a nuovi ritrovamenti e magari ridisegneranno la storia dell’insediamento umano nel territorio e la sua evoluzione.
Parte degli scavi interessano anche la città che nel tempo sembra essere scivolata nel mare. Si studiano infatti anche i resti sommersi, alla ricerca dell’antica linea di costa, modificata nei secoli dalle erosioni e dall’innalzamento del mare che all’epoca della fondazione di Nora doveva essere circa un metro e 40 centimetri al di sotto del livello attuale.
È certo che i Fenici giunsero in un luogo già abitato, ritrovamenti nuragici non lontano lo dimostrerebbero, così la posizione stessa, verso il mare, induce a pensare che altri navigatori, come gli Iberi, conoscessero quell’approdo.
Il sito archeologico meriterebbe maggior attenzione soprattutto da chi gestisce il movimento turistico culturale in Sardegna. I visitatori sono pochi rispetto all’importanza del posto e i servizi intorno sono limitati. Un plauso invece alle guide, preparate e disponibili.
Nora ha un bellissimo mare con coste e spiagge meravigliose, capaci di soddisfare ogni gusto e se volete un mare pseudocaraibico, Chia è a pochi chilometri.