Nell’estate del 2015 mi sono detta che arrivare a 19 anni senza aver mai visitato il Giappone era uno dei peccati capitali; decisi così, in balia della mia irrefrenabile voglia di scoperta e del timore dell’inferno, di partire.
Io e Giulia, una mia cara amica, abbiamo preparato gli zaini, stilato l’itinerario e siamo partite alla volta di Honshū, l’isola più grande del Giappone.
Se avete sottomano un planisfero o una carta geografica qualunque vi accorgerete che tutte le città di cui avete tanto sentito parlare del Giappone sono lì.
Ovviamente non potevamo perderci niente, nulla che non fosse incredibilmente nuovo e diverso. Per questo motivo non era assolutamente pensabile utilizzare un trolley o una valigia, lo zaino ci avrebbe fatto assaporare molto di più l’esperienza.
Ciò che sfuggì al fanciullesco e incantato calcolo dell’avventura fu il terribile mal di schiena che ci attese ogni giorno, per due settimane, quando ci spostavamo tra una tappa e l’altra.
Incredibilmente rispettosi, i giapponesi ignoravano la nostra presenza, nonostante il notarci fosse di facile impresa. Dovete sapere che abbastanza raramente in Giappone incontrerete altri turisti, è un luogo ancora relativamente poco frequentato e una meta non troppo ambita. Questo aspetto, cinque anni fa, ha reso l’avventura, ai nostri occhi, ancor più vera e sincera.
Tra le varie tappe scelte, Nara e l’isola Miyajima ci colpirono moltissimo. Proseguiamo però con ordine: la storia di Nara risale alla vera primavera del Giappone, infatti è stata la sua prima capitale; inoltre, ad oggi, essa vanta ben otto siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Questa particolare onorificenza la rende la seconda città del Giappone per importanza del patrimonio culturale, subito dopo Kyoto.
Per quanto riguarda l’isola di Miyajima invece, consiglio vivamente di visitarla, non solo per l’esperienza incredibile di salire su un traghetto pieno di giapponesi educati e rispettosi delle file, ma anche per assaporare un po’ di antica cultura nipponica.
Se da un lato infatti l’isola è una vera e propria riserva naturale, piena di verde e con un’aria da respirare a pieni polmoni, dall’altro, anch’essa, come Nara, è immersa in una sacra aura.
Forse è stata Miyajima che mi ha però rubato il cuore. Portale d’accesso all’isola è un meraviglioso Torii dal forte potere evocativo della cultura che rappresenta. Una volta avvicinatovi ad esso, vi accorgerete che sulla base delle colonne vi è della muffa, come se la struttura fosse continuamente inumidita.
In effetti, la particolarità di questo meraviglioso monumento è che la marea, periodicamente, lo copre, fino a una certa altezza, per poi ritirarsi. Questo fenomeno crea magia, soprattutto agli occhi di chi non l’ha mai visto, permettendo ai viaggiatori solo alcuni momenti nell’arco della giornata per avvicinarvisi.
La particolarità che però accomuna i due luoghi sopracitati è la presenza di un animale, il cervo. Quest’ultimo è considerato sacro dalla popolazione locale, tanto da venir definito un “messaggero degli dei”. Questa definizione risulta particolarmente efficace, vista la magnificenza dell’animale e la sua incredibile eleganza.
I cervi circolano completamente liberi sull’isola di Miyajima e sono ben abituati alla presenza umana. Tanto abituati da non porsi dubbi ad avvicinarvisi o a mangiare direttamente dalle vostre mani. A questo proposito, credo sia necessario consigliarvi di portare almeno due mappe dell’isola, una a portata di mano e una di scorta; questo perché i cervi sono molto voraci e non si faranno problemi ad assaggiare tutto ciò che avrete con voi.
La nostra guida riportava che sull’isola vi sono circa 500 esemplari di cervi, che vagano liberi in gruppi o solitari. La sacralità di questo animale è evidente, sia da parte degli stessi giapponesi, che in loro presenza si inchinano addirittura, sia da parte delle guardie del parco.
Un interessante racconto che vorrei condividere, è quello di un cervo, che ricordo di aver visto accasciato, al bordo di un marciapiede. Di fronte a ciò in pochi si sarebbero allarmati, tuttavia un turista locale ha subito segnalato l’avvenimento ad un addetto della riserva, che prontamente ha provveduto a prestare le massime cure all’animale.
L’attenzione per questi esemplari è davvero incredibile e lascia senza parole; soprattutto se si pensa alla scarsa tutela che gli animali ricevono in altri luoghi.
I cervi sono animali meravigliosi e meritano di essere tutelati e curati, fortunatamente su quest’isola e grazie alla cultura giapponese, ricevono ciò di cui hanno bisogno. L’esperienza di poter posare per qualche istante accanto a loro merita il viaggio.