Nel primo articolo di questa rubrica si era parlato dell’interconnessione tra alimentazione e sostenibilità introducendo un concetto molto importante: l’agricoltura intensiva.
Come già accennato e come molti dei lettori sapranno, questa attività punta a massimizzare la resa dei terreni sui quali è praticata, ricorrendo all’uso di particolari mezzi che ne danneggiano, a lungo andare, la qualità. I “mezzi” appena citati si dividono in: macchinari ad uso agricolo ed agenti chimici, quali ad esempio, fertilizzanti e pesticidi.
Purtroppo, un utilizzo continuativo dell’agricoltura intensiva su di uno specifico terreno conduce all’inevitabile impoverimento del suolo ed all’erosione. Questi fenomeni, insieme, sono causa di terribili devastazioni; la degradazione della terra, infatti, porta ad un aumento delle inondazioni, nonché ad una diminuzione della biodiversità con conseguente perdita di habitat naturali.
Il cambiamento necessario: l’agroecologia
Nonostante l’alta resa, seppur non a lungo termine, di questo metodo, il mondo agricolo si è sempre più reso conto del necessario cambio di paradigma. Nello specifico, è nato il bisogno di trovare un’alternativa che coniugasse sostenibilità e rendimento dei terreni. La risposta si trova nell’agroecologia.
Ma cos’è esattamente l’“agroecologia”? Una delle definizioni più diffuse è quella fornita da Gliessman et al. (2007): l’agroecologia è “la scienza dell’applicazione di concetti e princìpi dell’ecologia alla progettazione e gestione di sistemi alimentari sostenibili”.
Possiamo quindi comprendere come l’agroecologia voglia rappresentare una connessione tra agricoltura ed ecologia. L’aspetto che forse merita maggior eco è la concezione dell’agroecosistema, influenzato non solo da fattori biologici ed ambientali, come si potrebbe pensare, ma anche da fattori sociali, quali ad esempio il contesto culturale o la relazione tra produttore e consumatore.
I princìpi dell’agroecologia
L’agroecologia rappresenta infatti un modello che non si pone solamente obiettivi produttivi, ma che considera anche l’equità sociale e la sostenibilità ambientale.
I princìpi agroecologici utilizzati nella progettazione e nella gestione degli agroecosistemi ne aumentano la loro biodiversità funzionale. Questi ultimi riguardano diverse migliorie, nello specifico: l’ottimizzazione del tempo della decomposizione delle sostanze organiche; il rafforzamento del “sistema immunitario” dei terreni tramite una valorizzazione della biodiversità; il miglioramento della qualità del suolo tramite una gestione oculata della sostanza organica; la minimizzazione degli sprechi energetici (come quelli di acqua e suolo).
Grazie all’applicazione di questi princìpi risulta un utilizzo notevolmente inferiore di risorse non rinnovabili che possono causare ingenti danni all’ambiente, ma anche alla salute di consumatori ed agricoltori. L’agroecologia prevede infatti la minima ingerenza o totale assenza di prodotti chimici e di altre tecnologie che possono impattare la salute dell’uomo e del territorio.
Nonostante ciò, sfrutta al massimo le risorse del suolo, promuovendo le ricchezze locali e creando realtà agricole differenti a seconda del contesto in cui sono immerse. Quest’ultimo aspetto, estremamente importante, tutela il territorio, evitando di incorrere in fenomeni quali la degradazione e conseguente erosione del suolo; inoltre, protegge le popolazioni locali da fenomeni di esportazione massiva delle colture, garantendo una sicura produzione alimentare locale.
In conclusione
Purtroppo ancora poco popolare, la voce dell’agroecologia non ha eco all’interno del mondo agricolo. Lo scetticismo è legato soprattutto alla presunta bassa resa dei terreni coltivati con modalità ecologiche.
Invito i lettori all’informazione e ad una più ampia veduta dell’equazione agricola: i fattori da tenere in considerazione non sono più unicamente quelli produttivi, ma anche quelli umani. L’applicazione di differenti pratiche agricole, come quelle agroecologiche garantirebbe non solo la tutela del suolo, ma anche delle popolazioni che la coltivano, nonché dei consumatori stessi.
Puoi continuare a rimanere aggiornato su questi temi seguendo la rubrica Alimentazione e sostenibilità.