1405 dopo Cristo, anno 4129 – 4130 per il calendario lunisolare, usato in Cina fino alla rivoluzione che nel 1912 ha posto fine alla millenaria storia del Celeste Impero.
Dalla capitale Nanchino si appresta a salpare una flotta di 208 navi, con un equipaggio di più di 28mila uomini. Ci sono marinai e soldati, ma anche scienziati, mercanti e traduttori per l’arabo e il persiano: è la più grande spedizione commerciale che il mondo abbia mai visto.
Zheng He
Al comando c’è Zheng He, ammiraglio di lungo corso, destinato a diventare il dominatore incontrastato dell’Oceano indiano. La sua carriera iniziò prestissimo, a dieci anni nel 1381 venne rapito dalla remota città di Kunyang (oggi una metropoli di 6 milioni di abitanti nella prefettura dello Yunnan, Cina meridionale al confine con Tiber, Myanmar, Laos e Cambogia) e portato a corte.
A Pechino subì la castrazione, pratica crudele ma necessaria per entrare nei ranghi di comando dell’esercito, in quanto all’epoca si riteneva che solo gli eunuchi, impossibilitati a concepire e dunque immuni a qualunque forma di nepotismo, potessero servire al meglio l’imperatore.
Zheng He venne mandato presto al servizio del principe Zhu Di, che aiutò a ribellarsi contro il padre per diventare nel 1402 il terzo imperatore della dinastia Ming col nome di Yongle, felicità eterna.
Da circa 40 anni la Cina era tornata ad essere governata da una dinastia cinese. Nel 1368 Zhu Yuanzhang, orfano e novizio buddhista, guidò la rivolta che portò alla nascita della dinastia Ming, ponendo fine al dominio mongolo sul paese, iniziato nel 1279 con Kubilai Khan, nipote di Gengis e fondatore della dinastia Yuan, famoso in Occidente soprattutto grazie ai racconti di Marco Polo che venne ospitato a corte dal Gran Khan per oltre vent’anni tra il 1270 e il 1295.
La flotta dei tesori
Appena salito al trono, Yongle iniziò i lavori per la costruzione della Città proibita e nomina il fidato Zeng He ammiraglio. In breve iniziarono i preparativi per l’immensa spedizione navale per scoprire le terre ad Occidente. Le navi di Zheng He, chiamate giunche per il legno con cui erano costruite, avevano una lunghezza record di più di 100 metri.
La Flotta dei tesori, così chiamata per l’inestimabile carico che trasportava, contava quasi 400 imbarcazioni. L’ammiraglio era assistito nella navigazione da una serie di documenti cartografici, come il planisfero coreano di Kangnido e la doppia mappa del mondo e della Cina. Aveva inoltre a disposizione una bussola marina a 24 direzioni e curava un accurato diario di bordo delle sue peregrinazioni marittime.
In meno di trent’anni, tra il 1405 e il 1434, Zheng He guidò sette spedizioni con cui esplora i paesi affacciati sull’Oceano indiano, l’Africa orientale e il Golfo Persico. Ogni volta la flotta si spingeva più lontano, fino a toccare le coste del Kenya.
Le carte nautiche disegnate dall’equipaggio durante le spedizioni vennero raccolte due secoli dopo in un trattato sugli equipaggiamenti militari ed ispirarono l’evoluzione della cartografia cinese nelle epoche successive.
In giro per il mondo rimasero reperti che testimoniano il girovagare della flotta dei tesori: la stele trilingue di Galle, redatta in Sri Lanka in cinese, tamil e persiano per commemorare la seconda visita della flotta nel paese; recentemente sulle coste africane sono state ritrovate delle monete cinesi risalenti proprio al XV secolo.
Di ritorno da Calcutta, durante il suo settimo viaggio, Zheng He morì nel 1434. Aveva 62 anni, gli ultimi 28 dei quali trascorsi in mare per spedizioni che lo portarono a visitare oltre 37 stati moderni e percorrere almeno 50mila chilometri.
Alla sua morte fu sepolto in mare, come d’uso per i naviganti. La Cina gli dedicò un monumento funebre, ma cambiò rapidamente politica. Dopo Zheng He, gli imperatori optano per la chiusura delle frontiere, isolando il paese dal mondo, richiudendosi nell’isolamento e facendo dimenticare le imprese dell’ammiraglio della flotta dei tesori per molti secoli.
“Ipotesi 1421”
Finché all’inizio del nuovo millennio, un ex-ufficiale della Royal Navy in pensione, Gavin Menzies pubblicò il libro 1421: La vera storia della spedizione cinese che scoprì l’America.
L’autore sostiene che, nel corso del sesto (1421-1423) dei suoi sette viaggi, la flotta di Zheng He avrebbe scoperto l’Australia, la Nuova Zelanda, le Americhe, l’Antartico, la costa settentrionale della Groenlandia ed il Passaggio a nord-est. Queste conoscenze sarebbero poi state censurate perché i burocrati della corte imperiale temevano il costo di ulteriori spedizioni.
L'”ipotesi del 1421″ ha avuto una notevole risonanza presso il grande pubblico, ma è stata completamente respinta dagli storiografi: gli argomenti del libro di Menzies sono quasi esclusivamente congetture e ipotesi, prive di qualsiasi base fattuale.
Quello che è certo è che la flotta dei tesori non arrivò mai al Mar Mediterraneo, di cui aveva certamente sentito parlare. I cinesi non erano attratti dalla nostra zona del mondo che consideravano arretrate e di scarso interesse per i loro commerci.
L’isolamento cinese dopo il 1434 lasciò campo libero per le spedizioni geografiche agli europei, che trovarono quindi spazio aperto per le conquiste anche ad oriente.