Romeo e Giulietta, la storia di un amore lacerato dal bando.
La storia è una di quelle che si conoscono. E’ quella di due giovani innamorati che finiscono a morire per il loro amore. Lui è Romeo, lei è Giulietta. È il racconto di una rottura, di un legame spezzato dalla morte, ma non solo. C’è qualcosa che dopo la faida tra le famiglie e prima della morte dei due amanti, distrugge, dissolve, slega un nodo che si era creato. Quando i due si sono già sposati accade per caso, ma neanche troppo, che Romeo uccida Tebaldo, legame stretto di Giulietta. Frate Lorenzo però dice a Romeo che è fortunato, per l’uccisione sarebbe dovuto essere condannato a morte, invece il Principe, che ha avuto per lui un occhio di riguardo, decide semplicemente di bandirlo.
Bando. Bando è per Romeo la parola della rottura, del distacco, della prima, vera morte per lui.
La più profonda lacerazione per Romeo è quella che avviene quando è ancora in vita. Il problema che pareva insormontabile, quello dell’impossibilità di realizzazione dell’amore a causa dello storico odio tra le famiglie degli amanti, pare in realtà in qualche modo superabile attraverso il matrimonio, legame che una volta formato non si potrà sciogliere. La vera lacerazione che Romeo non può ricucire è quella del bando. Frate Lorenzo cerca di farlo ragionare, imputando alla sua giovinezza il motivo per cui Romeo non è felice del suo sconto di pena. Ma il giovane non sente ragioni. L’innamorato, per esprimere la sua condizione, usa un’immagine che è cara alla letteratura nostrana. L’immagine della mosca, quello stesso animale che Montale paragona all’unica donna che davvero, profondamente ama. Mosca per il poeta italiano è sua moglie, in grado come l’insetto nero di cogliere anche il bello del brutto, per usare un eufemismo. Per Romeo che non può toccare, vedere e baciare Giulietta, la mosca è oggetto di invidia. L’insetto può posarsi sulla pelle di lei, può sfiorarla e starle vicino, Romeo, bandito, no. E la parola bandito è il tramite linguistico che porta, evidenzia, dipinge, ci spinge e sputa addosso l’idea della lacerazione, della distanza che si interpone tra coloro che amano, ma non possono amarsi.
Frate Lorenzo: Un giudizio più mite è sfuggito dalle sue labbra: non la morte del corpo, ma il bando del corpo.
Romeo: Ah, Il bando? Abbi pietà, di’ <<morte>>, perché l’esilio ha un aspetto più terrificante, molto più della morte. Non dire <<bando>>.
Romeo chiede a Frate Lorenzo di dire, piuttosto che bando, morte. La lontananza, in vita, dalla persona amata è ancora più lacerante rispetto alla morte. Bando è una parola che crea una rottura tra un prima e un dopo e il dopo, per Romeo, non vale il peso dell’esistenza.
Frate Lorenzo cerca di spiegare il suo punto di vista al giovane. Gli dice, tu sei esiliato da qui, da Verona ma il mondo è grande, il mondo è vasto. Ma il mondo per Romeo ha un solo nome e quel nome è Giulietta. Perché non esiste mondo fuori delle mura di Verona, non esiste cielo se non quello di Verona, dove sta lei. Allora bando è solo un altro modo per dire morte. Forse, quasi e se è possibile, il suo peggiorativo.
Frate Lorenzo non si dà per vinto, continua dicendo che il Principe, buono, ha tradotto quella “nera parola”, cioè morte, in “bando”. Il confessore intende la traduzione in una accezione migliorativa, per cui il vocabolo e il concetto sarebbero passati da un senso negativo a uno edulcorato, meno duro. Non è così per Romeo che vede in quella trasposizione una equivalenza, bando uguale morte. Forse, come si diceva, addirittura in senso peggiorativo. Ancora una forte insistenza sulle parole e sul loro accostamento, quella del Principe non è, come dice il Frate, misericordia quanto piuttosto tortura.
C’è più valore, più onore più dignità nelle mosche da carogna che in Romeo.
In Shakespeare l’emozione passa attraverso una riflessione profondissima e generale sulla parola, sui suoi significati e sulla sua capacità di descrivere la realtà. L’autore indaga, nelle sue opere, attraverso le storie dei suoi personaggi il potere del linguaggio, il suo uso per raccontare il mondo interiore dell’essere umano e il suo essere capace di estrema precisione e, allo stesso tempo, e spesso nella stessa parola, portatore di una caleidoscopica moltitudine di significati e punti di vista.
Bando è morte, anche se bando dovrebbe significare non-morte, per tutti tranne che per Romeo. Perché bando, per lui, significa che una mosca ha più dignità dell’amore che prova. C’è più dignità
Le mosche sono libere mentre Romeo, uomo, è in catene.
Il bando non salva dalla morte, il bando crea una rottura peggiore, un distacco peggiore di quello dalla vita. Perché vita equivale a Giulietta e non-Giulietta, cioè bando, significa morte.
Allora ci chiediamo se non si potrebbe forse vedere qui, nella parola bando, in questa morte in vita, il preludio alla vera, poi reale, morte di Romeo. Nella parola bando l’effettiva, profonda, finale rottura, nella storia dei due amanti più famosi del mondo? Nella parola bandito la crepa insanabile nel cielo di Verona.
Edizione di riferimento: W. Shakespeare, Romeo e Giulietta, Einaudi 2014