Confini storici
L’isola d’Irlanda è divisa tra due stati: la Repubblica d’Irlanda, stato indipendente e membro dell’Unione Europea, che occupa i cinque sesti del territorio complessivo a nord-ovest delle coste occidentali del continente europeo.
Il restante sesto nella parte occidentale dell’isola, è invece parte del Regno Unito, che vi esercita la propria sovranità dall’Atto di Unione, siglato nel 1800. Dopo più di cent’anni di scontri, insurrezioni e guerre, nel 1921 nacquero i due stati irlandesi.
Col trattato Anglo-irlandese del 1921 si definirono i confini tra Libero Stato d’Irlanda ed Irlanda del Nord. L’isola è storicamente divisa in contee, un’unità amministrativa che è oggi stata sostituita da quattro macro-province: Connacht, Leinster e Munster e Ulster.
Quest’ultima è da sempre contesa tra i due stati: Ulster è impropriamente utilizzato come sinonimo di Irlanda del Nord, ma all’interno di questa regione si annoverano anche alcune contee sotto la sovranità dell’Eire.
Some have come from a land beyond the wave
Confini tra popoli
Di certo non una storia semplice, dunque, quella di questa isola, che ha anche conosciuto, nel corso del tempo, le vite di molti popoli differenti. L’inno della Repubblica d’Irlanda lo dice chiaro: “some have come from a land beyond the wave” (alcuni sono arrivati da un terra al di là delle onde).
In duemilacinquecento anni di storia, l’Isola di Smeraldo ha visto arrivare dal mare popoli di ogni tipo. I Celti approdarono per primi, portando le loro lingue gaeliche, che i Romani si guardarono bene dall’intaccare. Un territorio selvaggio e remoto come l’Hibernia era decisamente più congeniale alle scorribande dei vichinghi.
A portare i primi semi della Rule of Law, che regola l’esercizio dei poteri pubblici, in Irlanda ci hanno pensato, nel corso del Medioevo, i normanni prima e gli inglesi poi. A chiarire i rapporti, non sempre pacifici, tra il mondo gaelico e quello anglosassone è, ancora una volta, l’inno repubblicano, dal titolo emblematico A soldier’s song.
“Canteremo una canzone”, dice il verso iniziale, “una canzone da soldato”. L’inno è, in effetti, un canto di battaglia che non smette di ricordare, in ogni sua strofa, di un “imminente scontro”, di soldati “le cui vite sono promesse all’Irlanda» e di cui l’antica madre terra non ospiterà più “il despota o la schiavitù”.
Per gli sport che prevedono un’unica federazione, per Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord, è stato composto nel 1995 un inno apposito, l’Ireland’s call, che elogia le “quattro province unite d’Irlanda”.
Prima dei match di rugby all’Aviva Stadium di Dublino viene intonata anche la Soldier’s song, ma alcuni giocatori provenienti dall’Ulster, come il capitano Rory Best, si rifiutano di cantare un inno considerato militarista ed anti-britannico. Meglio non soffiare, anche solo musicalmente, benzina sul fuoco.
Nazionalisti e Unionisti, confini e conflitti interni
In passato l’Irlanda fu terreno di scontri tra mondo gaelico e mondo anglosassone, in epoca moderna protagonista di nuovi, eufemisticamente definiti The Troubles (I disordini). La storia è quella di un conflitto, a tratti guerriglia, interno all’Irlanda del Nord.
Dalla fine degli anni sessanta l’appendice orientale della Gran Bretagna fu protagonista dello scontro tra due fazioni. Da un lato chi auspicava al mantenimento di rapporti identitari, politici e culturali, con la GB (unionisti); dall’altro chi, invece, si rifaceva a valori di unità nazionale (nazionalisti) impegnandosi anche, nei casi più estremi, nella costituzione di organismi militari.
Negli ultimi decenni la questione irlandese sembrava aver raggiunto una risoluzione pacifica e definitiva, il 10 aprile del 1998. Gli accordi del Venerdì Santo, infatti, di Irlanda del Nord e Regno Unito segnarono il più grosso passo in avanti nel processo di pace sull’isola.
I troubles, mai completamente sopiti, diminuirono progressivamente. Questo fino al Referendum sulla Brexit del 23 giugno 2016, che gettò benzina sul fuoco della tensione tra le ventotto contee irlandesi e le sei dell’Ulster nordirlandese.
Le linee di confine, 499 km (310 miglia per il sistema metrico britannico) del 162° border al mondo per lunghezza, tagliano in due parti il nord dell’Isola. Qualcuno ha ventilato la possibilità della creazione di un muro-frontiera.
Frontiere rigide e paesaggi incontaminati
Ci sono circa duecentosettanta strade pubbliche che attraversano una frontiera che negli anni ha visto sempre meno posti di blocco, mezzi blindati e filo spinato. L’idea di un confine fisico tra i due stati, la Repubblica d’Irlanda da un lato e l’Inghilterra del Nord dall’altro, vedrebbe passare un muro concettuale quanto fisico attraverso aziende, fattorie, stradine di campagna e autostrade. Negli ultimi mesi l’ansia di un possibile confine rigido angoscia la quotidianità degli abitanti dell’Ulster, ma non il suo paesaggio che rimane, per ampi tratti, da secoli incontaminato.
Nessuna isola al mondo è verde come l’Irlanda. Mitigata dalla Corrente del Golfo, raramente conosce nevicate, molte invece le piogge. Sono queste a favorire il rigoglio dell’Isola di Smeraldo, verde e piatta.
Fatta di colline dolci, creste rocciose, scogliere a picco sul mare e, più di tutto, di sterminate brughiere popolate di pecore, piccoli pallini bianchi che saltano in un mare verde. Bassi e pettinati dal vento sono i suoi prati, come in Fields of Athenry – mutatis mutandis, ‘O surdato ‘nnammurato della musica folk irlandese. Selvaggia e piatta, è il paradiso di golfisti ed escursionisti.
Ma attenzione al diritto di paesaggio!
A differenza che nel resto delle isole britanniche, per ritornare sul tema dei confini, in Irlanda è vietato l’accesso a pedoni e ciclisti a terreni di proprietà privata, anche quando si tratta di brughiere o colline. Non è raro trovare un cancello che blocca una strada nel bel mezzo del nulla.
Insomma l’Irlanda è un’isola dalla storia complessa, fatta di conflitti e confini, di venti leggeri che mitigano il clima e venti bollenti che infiammano gli animi. Forse sta anche in questo, nel suo essere così varia, irrequieta e tranquilla, la sua enorme bellezza.
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