Lungo la strada che collega Camogli a una frazione poco più sopra, si trova un antico monastero abbandonato. Si tratta del monastero di Valle Christi, originario del Duecento e abbandonato nel corso del Cinquecento, in seguito a una bolla di Papa Pio V. L’architettura è in stile gotico-romano con pianta a croce latina. Un alto campanile assale il rudere al cui interno si trova un piccolo chiostro contornato da un colonnato. Adiacente a uno dei lati della chiesa, il ritrovamento di numerose ossa umane ha fatto intuire la presenza di un cimitero. Pare inoltre che le monache avessero una particolare venerazione per la reliquia di San Biagio, transitata qui per un periodo perché portata da un comandante genovese partito dalla Dalmazia alla fine del Trecento.
Il luogo è piuttosto lugubre e decorato solamente dal muschio che lentamente ne ha fatto la propria dimora. L’aspetto dell’entrata, il suo arco, i suoi mattoni fagocitati dalla vegetazione e l’atmosfera che li circonda ricordano tremendamente una delle scene iniziali de La Città Incantata, il celebre lungometraggio animato del regista giapponese Hayo Miyazaki.
La porta del monastero tra realtà e fantasia
Il racconto è semplice e, allo stesso tempo, di difficilissima interpretazione. Chihiro, una bimba di dieci anni, si trasferisce in una nuova città con i genitori. L’arrivo nella nuova casa si blocca però quando il padre della protagonista sembra aver sbagliato strada. Per qualche motivo la famiglia si ritrova in una zona verde piena di vegetazione, davanti a un ingresso di mattoni, non è la cittadina in cui avevano programmato di arrivare. I genitori decidono, nonostante le proteste della piccola, di andare a esplorare la zona dal fascino misterioso. Si tratta in realtà di una città popolata da spiriti e governata dalla potente maga Yubaba. Il calare delle ombre trasforma lentamente quello che era parso un semplice rudere abbandonato, riempiendo di cibo e insegne di festa quelle che sembravano botteghe all’apparenza deserte. I due adulti iniziano a divorare ogni piatto che, magicamente, si presenta loro davanti. La bimba protesta, preferirebbe andare via, non ha buoni presentimenti. I genitori non le danno ascolto e lentamente, senza rendersene conto, si trasformano in enormi maiali dal viscido aspetto. La piccola si trova così da sola e inghiottita da una realtà magica che la vede privata del suo nome e ingurgitata da un sistema di umani, che Yubaba ha privato del loro nome d’origine, dunque della loro identità, e che lavorano incessantemente per lei. Chihiro dovrà farsi strada in questo nuovo mondo e dovrà cercare, per salvare sé stessa e i suoi genitori, di non dimenticare mai il suo vero nome e dunque di non dimenticare mai chi è, pur inserendosi nel meccanismo che regola la società degli spiriti che vivono dei servigi umani. La protagonista non è sola, ad aiutarla c’è un giovane di nome Haku che lei a sua volta libererà dalla dittatura che Yubaba esercita sull’anima dei sudditi, ricordando del primo incontro avuto con lui e dunque ripetendogli ad alta voce il suo vero nome.
La riscoperta del passato e delle cose perdute
La porta del monastero abbandonato di Valle Christi è simile a quella della città in cui entra Chihiro. La porta, questo luogo simbolico, nel film è anche un rito di passaggio. Varcarla ha significato per Chihiro affrontare da sola il mondo degli spiriti e addirittura essere lei a salvare i suoi genitori, in una prova finale che Yubaba le richiede in cambio della libertà. Il regista ha affermato che l’entrata e l’uscita di questa bambina dalla soglia, che divide il mondo degli spiriti da quello terreno, è il rito di passaggio dall’infanzia all’età adulta. Il film è ricco di diversi riferimenti alla cultura popolare giapponese. Miyazaki ha affermato, all’uscita del suo film, di sentire l’urgenza di riavvicinare i giovani giapponesi alle proprie origini, alle proprie radici. Ricongiungersi alla tradizione, riscoprirla, vivendo questo momento conoscitivo come parte fondamentale della propria crescita. A questa riflessione si lega anche una parantesi sull’ecologia. Una scena ritrae la piccola bambina, impegnata a lavorare in un centro benessere per spiriti, mentre è intenta a ripulire un mostro tremendo pieno di ogni genere di spazzatura. È lo spirito del fiume che è stato violato dagli uomini.
Forse è poi questo, visitare quei luoghi che paiono perduti, ruderi di castelli e monasteri divorati dal tempo e dalla vegetazione, una riscoperta di ciò che è stato lasciato indietro. La riscoperta di un patrimonio culturale che, anche se in modo silenzioso e dismesso, non cessa di raccontare la storia. E la scoperta della storia non è altro che la scoperta di sé stessi. Forse l’unica cosa che rovina questa magia, mentre si osserva il campanile silenzioso dell’abbazia, è il rumore dei caddy del campo da Golf adiacente alla costruzione.
Bibliografia
https://www.turismo.it/segreti-italia/articolo/art/rapallo-cosa-nasconde-il-monastero-di-valle-christi-id-11189/
https://it.wikipedia.org/wiki/Monastero_di_Valle_Christi
Foto
Foto del monastero: https://initalia.virgilio.it/mistero-suora-monastero-valle-christi-rapallo-24840
Foto del monastero: https://www.restauroeconservazione.info/la-splendida-abbazia-cistercense-di-valle-christi-a-rapallo/
Foto delle rovine del monastero e Parte di edificio annesso alla chiesa: Fonte Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Monastero_di_Valle_Christi